Rene Summer, Capo dell’ICC Global Digital Economy Commission Working Group on Cybersecurity, evidenzia la richiesta fatta dal settore privato ai governi affinché la sicurezza informatica diventi, quanto prima, un priorità per tutti i governi.
Il 17 dicembre, l’Open-Ended Working Group delle Nazioni Unite sulla sicurezza e sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) ha concluso una prima riunione volta a delineare ulteriori regole, norme e principi per un comportamento responsabile degli Stati, dettando altresì le modalità per la loro attuazione.
A metà gennaio, lo stesso Comitato terrà una seconda riunione al fine di elaborare una convenzione internazionale per la lotta all’uso delle TIC per scopi criminali.
Grazie a queste due importanti iniziative, la comunità internazionale si unisce affinché siano adottate azioni concrete atte a contrastare la tendenza in aumento di minacce informatiche nei confronti di imprese, comunità e governi.
Così come sono responsabili dei propri cittadini per ciò che attiene alle minacce di natura politica e criminale, allo stesso modo i Governi devono proteggerli dalle minacce che derivano dal cyberspazio.
Si calcola infatti che il costo del crimine informatico sia aumentato negli ultimi anni, passando dai € 2,7 trilioni del 2015 ai € 5,5 trilioni del 2020. Se questa tendenza dovesse rimanere tale, si stima un costo di circa € 11 trilioni entro il 2030, corrispondente al PIL combinato di Germania, Francia e Giappone del 2020.
Inoltre, allarma anche il fatto che i cittadini e le imprese debbano difendersi non solo da tali criminali informatici, ma si calcola che un numero sempre più ampio di Stati investa e lavori in attività che destabilizzano il cyberspazio, minacciando le infrastrutture critiche e altre funzioni essenziali della società.
Gli effetti degli attacchi informatici vanno ben oltre la quantificazione in termini di costi: si valuta infatti che nel 2020 i cittadini di oltre 28 Paesi intervistati sul tema temevano un attacco informatico al pari della paura di contrarre il COVID-19.
Il compito dei governi è, dunque, quello di garantire la cyber security e adottare tutti gli strumenti necessari, quali:
• rispettare gli impegni di diritto internazionale e le norme di comportamento responsabile dello Stato nel cyberspazio;
• rafforzare la cooperazione transfrontaliera al fine di contrastare in modo efficace la criminalità informatica;
• implementare tutti gli strumenti giuridici che scoraggiano le attività informatiche dannose;
• limitare la proliferazione di strumenti e armi informatiche offensive.
Se da un lato, quindi, i governi devono adottare azioni di dialogo multilaterale che non siano di ostacolo all’imprenditorialità, all’innovazione e alla prosperità, e ridurre così le minacce di cyber attacchi, dall’altro il settore privato deve investire nello sviluppo e nell’implementazione di tecnologie sicure attraverso la messa in sicurezza della catena di approvvigionamento del software e la protezione delle infrastrutture critiche.
Si stima che la spesa per la sicurezza informatica supererà $150 miliardi nel 2021, con un incremento del 12,4% rispetto al 2020.
Per ICC l’obiettivo di garantire un cyberspazio sicuro, protetto, resiliente e pacifico rappresenta una necessità, come necessaria è l’azione dei governi affinché tale obiettivo sia raggiunto.
L’ ICC Cyber security Issue Brief #1 detta alcuni suggerimenti affinché la sicurezza informatica diventi una priorità per tutti e siano adottati i provvedimenti per un’azione immediata.