Prof. Avv. Massimo Zortea – SAFE Green s.t.a., società tra avvocati, è uno studio legale specializzato in diritto e politiche di sostenibilità, ambiente, agroalimentare, energia e alta formazione. Raccoglie l’impegno di una decina di soci e di vari collaboratori dello staff e dell’Advisory Board con una sintesi di idee, professionalità e conoscenze interdisciplinari che garantiscono un’assistenza puntuale e completa ad una vasta gamma di destinatari pubblici e privati.
L’Intelligenza Artificiale (AI) sta rivoluzionando diversi settori e il comparto agroalimentare non fa eccezione. La trasformazione digitale ha raggiunto anche l’area food and beverage, promettendo di apportare nuove opportunità di business e ottimizzando i sistemi esistenti. Le prospettive sono a tinte chiaro-scure, dovendo considerare anche i rischi. In questa prima riflessione proviamo a concentrarci su quelli che sono i vantaggi più significativi derivanti dall’utilizzo di tale tecnologia, ragionando, al contempo, con il lettore su quali possono essere le ripercussioni derivanti da un suo uso, ed in certi casi “abuso”, sempre più dirompente.
A titolo esemplificativo, l’AI può costituire un efficace strumento per migliorare l’economia circolare, combattendo lo spreco alimentare, che ad oggi rappresenta una delle principali criticità dell’industria agroalimentare. In tal senso, l’AI può fornire insight utili in merito alle performance delle attività di allevamento e agricoltura, che potranno di conseguenza essere ottimizzate a seguito dell’individuazione dei cosiddetti “sprechi evitabili”.
Significativi miglioramenti sono stati riscontrati anche nel campo delle coltivazioni, dove gli agricoltori utilizzano l’AI anche per migliorare i propri raccolti, ottimizzando le condizioni di crescita e riducendo l’impiego di sostanze chimiche inquinanti e pericolose per la salute umana. Per esempio, grazie all’AI risulta possibile sfruttare le reti neurali per analizzare i dati provenienti da sensori capaci di misurare i parametri che influenzano la produzione, come irraggiamento solare, umidità, temperatura e presenza di sostanze chimiche nel terreno. Conseguentemente, i sistemi di monitoraggio utilizzati permettono di intercettare quali fattori influenzano la qualità del cibo, calcolando ciò di cui ciascuna pianta ha bisogno per produrre cibo di qualità migliore e maggiormente appetibile agli occhi del consumatore. Inoltre, l’AI può anche rilevare malattie delle piante, parassiti, salute del suolo e molti altri fattori che influiscono sulla qualità del cibo.
L’AI assicura grandi vantaggi anche sotto il profilo decisionale. Un puntuale ed efficiente decision-making è al centro del successo di ogni impresa e, in questo senso, l’AI offre a manager e amministratori d’impresa uno strumento di analisi rapido, oltre che notevolmente preciso.
Interessante è l’esempio relativo all’applicazione della Fuzzy Logic, un metodo di Machine Learning che viene utilizzato per imitare il ragionamento e la cognizione umana. Tale tecnologia, per esempio, è stata sfruttata nel settore del caffè per ottimizzare la filiera di tostatura del chicco, una fase della supply chain cruciale per la qualità del prodotto finito che incontra numerose criticità – non sempre facilmente gestibili con l’impiego dell’automazione – quali l’ambiente, con tutte le sue variabili, ma anche discriminanti specifiche legate al chicco stesso, come forma, peso, dimensione e umidità. Ad ogni modo, l’applicazione della Fuzzy Logic ha già mostrato i suoi risultati, permettendo di tagliare i costi di impostazione dei corretti parametri di lavorazione e di ridurre, contestualmente, anche i suoi tempi.
A che punto siamo in Italia?
L’Italia, come purtroppo spesso accade, si è fatta trovare impreparata. A gennaio 2023 è stato pubblicato il report “Investimenti nell’agrifood-tech in Italia 2022”, elaborato da TheFoodCons in collaborazione con Agrifood-Tech Italia. Il rapporto evidenzia che gli investimenti italiani nel settore delle nuove tecnologie in ambito alimentare hanno superato i 156 milioni di euro nel 2022. Tale cifra, che potrebbe sembrare considerevole, in realtà rappresenta soltanto lo 0,30% degli investimenti mondiali nel settore, pari a circa 52 miliardi di dollari (di cui 10 miliardi di euro solo in Europa).
Al momento, il nostro Paese necessita di un approccio ancora più agile e collaborativo nel settore, e la strada per raggiungere maggior resilienza nell’industria agroalimentare sembra proprio quella di affidarci alle nuove tecnologie. Ciò, però, porta a formulare una serie di considerazioni critiche. È chiaro che utilizzare una tecnologia, per certi aspetti così raffinata, richiede costi iniziali alquanto elevati in termini di hardware, software e formazione del personale e, pertanto, non è accessibile a tutti. Basti pensare agli imprenditori delle piccole imprese.
AI e sostenibilità ambientale
Inoltre, viene spesso sottolineato il grande beneficio apportato dall’Intelligenza Artificiale al settore agroalimentare in termini di sostenibilità ambientale. Ma siamo davvero sicuri che si possa parlare di “sostenibilità”? Basti penare che l’AI potrebbe concorrere a impatti ambientali negativi, ad esempio a causa dell’aumento del consumo energetico per l’elaborazione di dati o dell’uso intensivo di risorse per la produzione di dispositivi elettronici.
Fino a che punto l’AI può sostituire la mente umana?
Infine, occorre ragionare anche su un ulteriore aspetto. Stiamo vivendo oramai in un’epoca storica che ci porta ad essere abituati al continuo impatto della tecnologia e, in particolare, del mondo digitale sulle attività umane. L’AI prefigura un modello di società in cui tutte le attività umane (non solo quelle manuali, come accadeva in passato, ma anche le attività intellettuali) possono essere progressivamente assorbite dalle macchine. L’agricoltura e la produzione alimentare sono attività fondamentali per la sopravvivenza umana che hanno, fin dal principio, visto la persona umana e la sua creatività come protagoniste del settore, permettendo di sviluppare saperi, esperienze e tecniche sempre più accurati e capaci di adattarsi a contesti molto variegati. È solo in tempi recenti che hanno conquistato spazio le tecnologie digitali. Sorge spontaneo allora domandarsi fino a che punto sarà possibile, e comunque accettabile, affidarci alle macchine per sostituirle alla mente umana. L’AI può sì affiancare le abilità e l’immaginazione umane, ma è improbabile che sostituisca completamente la complessità e la flessibilità dell’intelligenza umana, anche nel settore agroalimentare. Si pensi, in particolare, alla creatività in cucina: difficile pensare oggi ad un creatore tutto digitale che possa stimolare le nostre emozioni e generare esperienze sensoriali senza averle a sua volta provate su sé stesso, come accade agli chef pluristellati dei nostri tempi o agli enologi geniali all’opera nelle migliori cantine.