In Banking, Digital Economy

 

La prassi e le politiche bancarie e delle imprese devono adattarsi all’impatto diretto e indiretto dei flussi di informazioni che viaggiano nella Rete, al fine di fornire servizi competitivi.
Sebbene, da un lato, le moderne tecnologie informatiche e di comunicazione consentano agli istituti bancari di rinnovarsi, raggiungere nuovi mercati e migliorare le proprie offerte di servizi, dall’altro, vi sono ancora molte incertezze e poca consapevolezza in merito alle implicazioni pratico-giuridiche delle più recenti novità tecnologiche, tra cui ilblockchain.

Al fine di favorire il confronto in merito a sfide e opportunità derivanti dalla digitalizzazione del settore bancario, ICC Italia ha organizzato un convegno dedicato al tema, espressione di una proficua collaborazione tra la Commissione Bancaria e la neonata Commissione per l’Economia Digitale. All’evento hanno preso parte professionisti operanti in istituti bancari, imprese e studi legali internazionali, eminenti rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee, nonché esperti provenienti dal mondo accademico.

I lavori sono stati aperti dal Presidente di ICC Italia, Andrea Tomat, che ha fornito una visuale di insieme delle sfide poste da blockchain e identità digitale. Sebbene si sia ancora in una fase iniziale, la portata dirompente di queste innovazioni è evidente – come si evince anche dal crescente interesse all’interno del settore finanziario, ove molti dei principali istituti bancari, spesso in partnership con colossi della tecnologia, ne stanno esplorando l’immenso potenziale. ICC intende giocare un ruolo chiave in questo processo, in quanto è in grado di fornire una piattaforma privilegiata di raccordo tra operatori del settore, istituzioni finanziarie, esperti di tecnologia e regolatori.

panoramica del convegno blockchain and digital identityQuesto impegno è stato confermato dal Presidente della Commissione Bancaria di ICC Italia, Salvatore Maccarone, che ha arricchito la discussione offrendo una panoramica dal taglio giuridico del fenomeno bitcoin. Richiamando l’Opinione della BCE sulla proposta di Direttiva che intende estendere la regolamentazione anti-riciclaggio anche alla moneta digitale, Maccarone ricorda come in UE il bitcoin non sia da considerarsi una valuta legale, ma solo una moneta virtuale finanziata privatamente. La recente giurisprudenza statunitense in materia, citata dal prof. Maccarone, appare ancora controversa, ma significativa è la posizione di una corte federale dello Stato di New York, secondo la quale – in linea con il Financial Crimes Enforcement Network del Dipartimento Federale Americano del Tesoro –il bitcoin si deve qualificare come valuta legale. Le implicazioni che derivano da tale interpretazione sono evidenti, in quanto determinano l’applicazione della regolamentazione propria delle valute correnti e, in ultima istanza, influenzano l’evoluzione del fenomeno bitcoin.

panoramica del convegno blockchain and digital identityNell’intervento successivo, Domenico GammaldiHead of Market and payment system Oversight directorate presso Banca d’Italia, ha descritto le interazioni tra tecnologie, servizi e operatori finanziari, focalizzandosi sui possibili effetti delle Distributed Ledger Technlogies (DLT), come il blockchain, sul funzionamento dei mercati e il sistema dei pagamenti, nonché sui compiti istituzionali delle autorità di sorveglianza e regolamentazione delle infrastrutture dei mercati finanziari. Gammaldi ha specificato che l’adozione, da parte degli intermediari, di innovazioni tecnologiche improntate a maggiore efficienza non può compromettere affidabilità e sicurezza: pertanto è essenziale una verifica della loro compatibilità con il quadro regolamentare vigente, nonché l’identificazione degli eventuali vuoti normativi, al fine di mantenere la fiducia del pubblico nella moneta e la stabilità finanziaria.

panoramica del convegno blockchain and digital identityIl contributo di Ferdinando Ametrano, Professore di Bitcoin Blockchain Technology presso il Politecnico di Milano, ha fornito una descrizione critica di tipo tecnico-economico di bitcoin e blockchain. Sebbene la portata rivoluzionaria dell’innovazione sia evidente, al pari di Internet nei primi anni ’90, in molti faticano a comprenderla e sono restii a utilizzarla. Il blockchain è un registro distribuito (ossia gestito collettivamente) e incrementale di transazioni bitcoin eseguite online, liberamente accessibile e basato sul consenso decentralizzato; il sistema assegna identificatori sequenziali ad ognuna delle transazioni, che vengono convalidate da alcuni utenti, chiamati miners. Costoro sono incentivati a mantenere un comportamento onesto in quanto sono ricompensati con nuovi bitcoin in cambio del loro servizio. Ametrano, quindi, non ritiene possibile svincolare il blockchain dal bitcoin, poiché verrebbe meno il collegamento fiduciario che sta alla base del sistema. Inoltre, eliminando il bitcoin, l’unica cosa che potrebbe essere scambiata con la tecnologia blockchain sarebbe l’obbligazione di un soggetto nei confronti di un altro, ma nessun bene potrebbe essere coinvolto. Ciò nonostante, il professore vede prospettive future separate per i due paradigmi, come il time-stamping e l’anchoring.

panoramica del convegno blockchain and digital identityMaria Pia Di Bello, Head of Regulatory Relations – Unicredit Business Solutions, ha osservato che vi sono molti fattori che rendono l’integrazione del blockchain una questione centrale per le banche, dalla regolamentazione, alla riduzione dei costi. Al fine di vagliarne le potenzialità, si stanno effettuando dei test per numerosi use cases, tra cui il trasferimento di denaro intra-banche, trading e post-trading, lettere di credito e credito al consumo. È evidente che vi è un’assenza di regolamentazione per la tecnologia blockchain, che va ad impattare su una pluralità di settori (dalla privacy al riciclaggio di denaro). Una possibile soluzione per ovviare a tali mancanze è il “Regulatory Sandbox”, uno strumento volto a creare uno spazio “sicuro” in cui le imprese possono testare i prodotti innovativi, servizi, modelli di business e meccanismi di distribuzione e definire l’impatto della regolamentazione, lavorando fianco a fianco con i regolatori.

L’ultimo contributo ha visto Elena Alampi, Policy Officer DG CONNECT della Commissione Europea, illustrare il ruolo del Regolamento UE n. 910/2014 in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche per rafforzare la fiducia nelle transazioni online nel mercato interno, fornendo una base comune per interazioni sicure fra cittadini, imprese e autorità pubbliche. Il regolamento assicura che le persone e le imprese possano utilizzare i propri sistemi nazionali di identificazione elettronica (eID) per accedere ai servizi pubblici in altri paesi dell’UE in cui sono disponibili eID e crea un mercato interno europeo per le eTS (firme elettroniche, sigilli elettronici, consegne elettroniche e autenticazione di siti web), assicurandone l’operatività anche oltre i confini nazionali e attribuendogli lo stesso status giuridico degli strumenti cartacei tradizionali. Con tale regolamento, l’UE ha quindi semplificato e reso più sicura una serie di attività on-line, quali: la presentazione delle dichiarazioni fiscali, l’apertura a distanza di un conto corrente bancario, creazione di un’impresa in un altro Stato membro, l’autenticazione per i pagamenti su Internet, e così via.

La seconda parte del convegno si è incentrata su due Panel di discussione. Il primo Panel, moderato da Pietro Penza, Senior Partner di PWC Italia, ha delineato i principali cambiamenti apportati dal fenomeno blockchain nel mondo finanziario e del business e tracciato le prospettive future.

In particolare, Giuseppe Marco Cardone, Innovation Manager Blockchain Specialist presso Intesa Sanpaolo, ha rilevato come il principale vantaggio della tecnologia blockchain consista nella risoluzione del problema della double spending senza la necessità di un intermediario che convalidi la transazione – con conseguente risparmio in termini di costi e garanzie di una maggior affidabilità, in quanto il processo è gestito da un sistema matematico automatizzato. Grazie al blockchain, quindi, le istituzioni finanziarie possono creare una nuova classe di prodotti su misura per l’economia digitale. Sebbene le soluzioni tecniche esistano già, occorre superare altri vincoli legati alla digitalizzazione, in particolare giuridici, e attendere che la tecnologia si diffonda tra gli utilizzatori: trattandosi di un cambiamento radicale, si ipotizza che gli early adopters si doteranno del blockchain entro due o tre anni, mentre ne occorreranno cinque o più per vedere l’impatto reale di un uso diffuso della tecnologia.

panoramica del convegno blockchain and digital identitySecondo Fabian Vandenreydt, Global Head of Securities Markets presso Innotribe & The SWIFT Institute, il cuore della questioneblockchain non risiede nella tecnologia ma nella sua adozione da parte dell’industria e delle istituzioni finanziarie. Riferendosi alla curva che raffigura il processo di adozione di un’innovazione, sostiene che per il blockchain sussista già un business value, ma manchino un insieme stabile di providers e gli early adopters. Inoltre, ritiene che si debba risolvere in maniera preventiva il problema della digital identity e auspica che i paradigmi elaborati per il blockchain ricalchino quelli già in uso nelle altre piattaforme (come SWIFT), per aumentare la compatibilità, semplificare i processi e ridurre i costi.

In questo processo, è fondamentale il ruolo del regolatore, che non dovrebbe assistere in modo impotente al cambiamento, ma favorirlo – anche grazie al supporto di architetti digitali. Thierry Roehm, Head of Trade Services presso Société Générale, ha sottolineato come debbano essere le istituzioni finanziare, in collaborazione con i propri rappresentanti istituzionali (e tra questi ICC), a prendere l’iniziativa e elaborare un quadro giuridico del blockchain, evitando di focalizzare la propria ricerca solo sulle questioni tecnologiche. Inoltre, ha sollevato il problema della digitalizzazione dei documenti, presupposto imprescindibile per la diffusione del blockchain, la cui accettazione dal punto di vista giuridico è, però, ancora tutt’altro che pacifica. Infine, richiamandosi al problema della notevole riduzione dei finanziamenti alle PMI, ha rilevato come sia importante proporre soluzioni che consentano loro di finanziare le proprie operazioni commerciali e, a tal fine, il blockchain sarebbe un utile strumento, in quanto garantirebbe la trasparenza delle informazioni e non sarebbe costoso come un database centralizzato.

Una posizione più critica è stata esposta, invece, da Raphael Barisaac, Global Head of Trade Product presso Unicredit Group SpA, il quale sostiene che il blockchain sarà adottato dall’industria solo quando genererà valore. Allo stato, la tecnologia è ancora troppo complicata per le PMI, che non sono in grado di inserirla nel loro modello di business. Con riferimento al mondo del trade finance, invece, ha sottolineato come l’adozione del blockchain sia ostacolata dagli stringenti requisiti di compliance cui gli istituti finanziari sono sottoposti e che l’invenzione del bitcoin mirava proprio a superare. Un altro ostacolo è rappresentato dalla lentezza dei regolatori – che sono generalmente una generazione in ritardo rispetto alle innovazioni tecnologiche, come è chiaro dal caso dei documenti digitali, che erano disponibili già 10 anni fa ma stanno iniziando solo adesso ad essere regolamentati e utilizzati.

Il secondo Panel dedicato alla Digital Identity e moderato da Alessandra Poggiani, Direttore Generale di Venis SpA, si è aperto con l’intervento dell’avvocato Ernesto Belisario, di E-Lex Studio Legale, che ha presentato il quadro normativo vigente in materia di digital identity, riconoscendo che tutti gli aspetti relativi a sicurezza e affidabilità sono stati debitamente presi in considerazione, incluso un sistema di autenticazione su tre livelli, con misure di sicurezza rafforzate proporzionalmente al crescere del rischio delle operazioni.

Danilo Cattaneo, CEO di INFOCERT, provider di servizi di digital trust e identity dal 2001, ha offerto il proprio punto di vista sull’evoluzione della digital identity, prendendo in considerazione sia l’innovazione tecnologica che quella normativa. Cattaneo ha inoltre esaminato il concetto di self-sovereign identity, sottolineando che si tratta di un fenomeno in crescita, che prenderà piede nei prossimi anni.

Paolo Cerza, Digital Services Executive di Poste Italiane, ha voluto porre in evidenza l’importanza che riveste il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) come primo passo per colmare il divario esistente tra i cittadini e i servizi digitali in dotazione alla Pubblica Amministrazione, sottolineando come Poste Italiane si sia impegnata a essere parte integrante della trasformazione digitale, essendo essa stessa un identity provider e utilizzando già una digital identity per i propri clienti (Poste ID), totalmente in linea con i requisiti dello SPID, e che può essere migliorata in base alle richieste dei clienti stessi. Paolo Cerza ritiene che sia necessario impegnarsi affinché lo SPID venga utilizzato non come un altro Usedid e password, bensì come un nuovo sistema di identificazione che interagisce con la pubblica amministrazione attraverso adeguati livelli di sicurezza e di protezione dei dati personali; lo sviluppo dello SPID può avvenire, infatti, solo se la PA comincia a ripensare ai propri servizi digitali nell’ottica di sfruttare al massimo le potenzialità dello SPID: non è quindi sufficiente che la PA si limiti a fornire i medesimi servizi con un nuovo Userid e PWD. Solo se il servizio è concepito per operare con lo SPID, i cittadini potranno apprezzarne le nuove funzionalità.

È importante, inoltre, chiarire il prima possibile ogni incertezza circa lo SPID: bisogna quindi chiedersi se questo sarà gratuito per sempre e quali saranno i costi da corrispondere ai providers privati, in quanto non appena lo SPID comincerà ad espandersi sensibilmente, sarà essenziale assecondarne il processo di acquisizione di nuove potenzialità (es. attributi).

panoramica del convegno blockchain and digital identityIn conclusione, Luisa Monti, Responsible of Regulatory Developments di CRIF, ha posto l’accento sul potenziale della digital identity, sottolineando come questa permetta sia ai cittadini che alle imprese di poter fare affidamento sul mondo digitale anche per effettuare operazioni nel mondo reale (come ad esempio firmare un contratto o effettuare un pagamento). L’identità digitale, unita ad una tecnologia di DLT (Distributed Ledger Technology) creerebbe un ecosistema digitale dove tutte le entità reali potrebbero interagire virtualmente in modo affidabile e sicuro, senza interruzioni.

Nei prossimi anni, CRIF infatti prospetta che ci sarà un numero progressivamente maggiore di dati personali a disposizione dei consumatori e delle imprese. A tal proposito, CRIF sta individuando nuove soluzioni DLT per sviluppare un self-sovereign identity che non condivida i dati personali ma che sia il risultato di calcoli sui dati medesimi.

Infine, Monti ha fatto notare come le banche siano riluttanti ad aprire alla loro clientela l’adozione del digital, sottolineando però che questa condizione sia destinata ad essere superata nel tempo e “quando il primo istituto comincerà, gli altri seguiranno”.

panoramica del convegno blockchain and digital identityA conclusione del Convegno è intervenuto Raffaele Tiscar, Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha illustrato le azioni messe in atto dal governo italiano in materia di blockchain e di identità digitale. Tiscar ha illustrato l’intento del governo di analizzare, passo dopo passo, l’impatto che la tecnologia digitale e internet hanno sulla società al fine di permette alla Pubblica Amministrazione di interagire con i cittadini, non solo per favorire investimenti in innovazione attraverso il contenimento della spesa pubblica, per sviluppare le start-up innovative e l’industria ICT attraverso una maggiore partecipazione del mercato ma anche per permettere a quest’ultimo di costruire un ecosistema di APP che consentano la fruizione dei servizi pubblici al cittadino, a sua volta identificato tramite il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID).

In chiusura il Segretario Generale di ICC Italia, Maria Beatrice Deli, ha ringraziato tutti i relatori per essere intervenuti e in particolar modo i componenti della Commissione Digital Economy di ICC Italia, nello specifico Francesco GottardoPaolo La TorreLuisa MontiAlessandra Poggiani e Arnaldo Transirico, per il prezioso supporto dato alla realizzazione dell’evento. Interventi

Download dei contrinuti:
Domenico Gammaldi
Ferdinando Ametrano
Maria Pia Di Bello
Elena Alampi

 

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