L’ICC Working Group on Circular Economy ha ultimato il documento “ICC Key enablers for a circular economy” che è stato presentato ufficialmente nella giornata di ieri, mercoledì 6 dicembre, da Philippe Varin, ICC’s First Vice – Chair, durante la sessione “Circular Economy – the Key to a Net Zero World” tenutasi presso la Trade House della Blue Zone della COP28.
Il documento fa eco a quanto detto dalle Nazioni Unite (ONU), che hanno messo in evidenza come l’umanità stia affrontando una triplice crisi planetaria, che incide su tre questioni interconnesse: cambiamenti climatici, inquinamento e perdita di biodiversità.
Ribaltare questa triplice crisi planetaria è uno degli obiettivi principali dell’economia circolare, il cui consolidamento risulta quindi essere cruciale per mitigare i cambiamenti climatici e contrastare l’esaurimento delle risorse naturali.
Un sistema incentrato sull’economia circolare si basa su tre principi chiave
- Eliminare rifiuti e inquinamento: ciò che non avviene nell’economia lineare, in cui si prendono materie prime dalla Terra, si producono prodotti e, alla fine, li si getta come rifiuti.
- Riciclare prodotti e materiali (al loro valore più alto) mantenendo i materiali in uso, sia come prodotto che, quando il prodotto non può più essere utilizzato, come componenti o materie prime.
- Rigenerare la natura: passando a un’economia circolare, sosteniamo i processi naturali e lasciamo più spazio alla natura per prosperare.
Per favorire un’economia circolare, che richiede scambi e cooperazione tra le nazioni, ICC ha identificato cinque key enablers
Cambiare il modo in cui percepiamo i “rifiuti” e favorire il libero scambio delle risorse
In un’economia circolare, non esiste il concetto di rifiuto; ci sono solo risorse che vengono utilizzate ripetutamente. Cambiare il modo in cui percepiamo e definiamo i rifiuti, in linea con i principi dell’economia circolare, è fondamentale per consentire il libero scambio delle risorse e mantenere materiali e prodotti in uso il più a lungo possibile. Ciò permetterà alle imprese di accedere più facilmente alle risorse che possono avere più vite, potendo così giungere ad una loro circolazione più efficace.
Dare priorità alla qualità dei prodotti rispetto alla natura della produzione “vergine”
La transizione da “rifiuto” a un prodotto commercializzabile è complicata e talvolta persino illegale. Per consentire la circolarità economica, beni e materiali recuperati e riciclati dovrebbero essere soggetti agli stessi standard e requisiti previsti per i beni di nuova produzione, indipendentemente dal fatto che provengano da “rifiuti” o dalla produzione “vergine”. Fondamentale è dunque un’equiparazione sostanziale dei prodotti considerati nuovi e di quelli considerati “rifiuti”.
Abilitare l’uso di strategiche material banks e di una logistica inversa transfrontaliera
Oltre agli ostacoli legali e regolamentari, i “rifiuti” finiscono nelle discariche perché le attuali tecnologie non sono ancora sufficientemente mature o disponibili per consentire il loro trattamento, finalizzato al recupero e ad un adeguato riciclo. Centrale è dunque la previsione di material banks, in cui materiali attualmente considerati come rifiuti potrebbero essere conservati correttamente e in sicurezza per un uso futuro. Queste banche impediscono la contaminazione dell’ambiente (aria, acqua, suolo) e contengono gli impatti negativi sulla salute associati all’inquinamento da discariche.
Adottare standard globalmente armonizzati per raggiungere la circolarità su vasta scala
Le sfide globali richiedono soluzioni globali. Per raggiungere la circolarità su vasta scala e garantire il successo dei modelli di business circolari e delle catene di approvvigionamento, i governi devono sviluppare e adottare definizioni, standard e requisiti armonizzati, nell’ottica della previsione di una disciplina comune che possa tracciare il percorso per lo sviluppo e l’assestamento di un’economia circolare.
Recuperare materie prime dai flussi urbani per potenziare l’approvvigionamento alimentare, prevenire la scarsità d’acqua e ridurre il rischio di eutrofizzazione
Secondo la Banca Mondiale, 4,4 miliardi di persone, il 56% della popolazione mondiale, vive nelle città, e si prevede che la popolazione urbana globale raddoppierà entro il 2050. L’adozione di approcci basati sull’economia circolare in relazione alle modalità di trattamento e sfruttamento delle risorse nelle città può rappresentare un ruolo chiave nel contrastare i cambiamenti climatici. Attualmente, un uso improprio e subottimale delle risorse e delle modalità di trattamento delle acque reflue contribuisce alla scarsità d’acqua e all’inquinamento. Modificare dunque la modalità di trattamento di questa tipologia di “rifiuti” potrebbe ridurre tali impatti negativi sull’ambiente.