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Il Segretario Generale di ICC John W.H. Denton AO – nel suo discorso di apertura del Business and Industry Briefing svoltosi ieri nell’ambito Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) – ha ribadito l’impegno della Comunità imprenditoriale nella lotta ai cambiamenti climatici e la necessità di concordare un regolamento che renda operativo l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi sul Clima.
L’obiettivo è di rendere più concreti gli sforzi verso il net zero, la riduzione delle emissioni di carbonio, entro il 2050.

Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26)

Il vertice internazionale che si sta svolgendo in questi giorni a Glasgow vede i leader mondiali confrontarsi sulle sfide e le soluzioni per raggiungere gli obiettivi fissati a Parigi nel 2015, prime tra tutte una collaborazione più fattiva tra i Governi per limitare l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi, con l’obiettivo di limitarlo a 1,5 gradi, e la mobilitazione dei fondi necessari per contrastare l’impatto dei cambiamenti climatici.
Nello stesso Accordo, ogni Paese si è impegnato a creare un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni (Nationally Determined Contribution, NDC) concordando una revisione quinquennale del “contributo determinato a livello nazionale” che rifletta la propria massima ambizione in quel momento.
Nella città scozzese i paesi presenteranno i piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni.

D’altra parte, mentre è chiaro che gli impegni del 2015 risultano insufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e che ulteriori impegni dovrebbero essere condivisi a livello internazionale, quest’ultimo decennio risulta cruciale per invertire i trend mondiali (cambiamento climatico e impatti ambientali e sociali devastanti).

Il Vertice di Glasgow è decisivo. I paesi hanno la responsabilità di rispondere alle esigenze del pianeta, e in questo una collaborazione con il settore privato è fondamentale.

L’Accordo di Glasgow

Il primo obiettivo concreto fissato dai leader di più di 100 paesi durante il Vertice è lo stop alla deforestazione entro il 2030. Per una volta i leader mondiali sono stati d’accordo e la “Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra” del 2 novembre è stata firmata anche dai più restii Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin con una promessa di finanziamenti di quasi 20 miliardi di dollari (8,7 provenienti da fondi pubblici e 5,3 da investimenti privati) destinati – tra l’altro – anche alle “popolazioni indigene e comunità locali” custodi di quelle aree.

Le due giornate di vertici tra capi di Stato e di governo sono state chiuse da Boris Johnson, il quale ha espresso un “cauto ottimismo” avvertendo che ancora “molta è la strada da fare“. Ugualmente cauto è stato il Presidente americano Joe Biden, con la sua dichiarazione ha sintetizzato i lavori fatti: “Abbiamo fatto molto, ma molto resta ancora da fare“.

Tuttavia, se un passo verso la protezione delle foreste è stato fatto, le questioni chiave legate al cambiamento climatico (contenimento delle emissioni di carbonio, impegno verso il mantenimento dell’innalzamento delle temperature entro il tetto di 1,5 gradi rispetto il periodo pre-industriale, le tempistiche per passare dalle parole ai fatti) continuano a far discutere.
Cina e India hanno rimandato al 2070 la scadenza per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero. Tra l’altro, il massimo organo cinese impegnato nella pianificazione economica ha reso noto che la produzione media giornaliera di carbone da parte di Pechino è salita di 1,1 milioni di tonnellate rispetto alla fine di settembre.

Più volenterosi altri paesi della comunità internazionale. Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha difatti dichiarato che 100 paesi – tra cui molti paesi europei – hanno aderito all’iniziativa per ridurre del 30% le emissioni di metano – potente gas serra – entro il 2030. Un terzo rispetto ai livelli del 2020. E, questo, avrà molteplici effetti positivi secondo la von der Leyen: la Coalizione per il clima e l’aria pulita e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, il cambiamento climatico verrà rallentato e oltre 200mila morti premature, centinaia di visite legate all’asma e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di raccolto annuali si eviterebbero.

Report ICC: i benefici degli strumenti di carbon pricing

Abbiamo fatto molto, ma molto resta ancora da fare“. E, su questa linea, ICC ammonisce i leader dei paesi mondiali affinchè promuovano azioni più incisive.
In un dialogo informale tenuto con i ministri delle finanze alla COP26, ICC ha pubblicato i risultati di un’ampia indagine sull’esperienza delle aziende che operano nell’ambito dei 60 diversi regimi di carbon pricing in vigore oggi in tutto il mondo (ICC Carbon Pricing Principles).

I risultati indicano una diffusa preoccupazione tra le imprese per la frammentazione dei sistemi utilizzati per prezzare le emissioni di gas serra. E’ evidente che una maggiore armonizzazione internazionale degli approcci politici è essenziale per mobilitare gli investimenti privati necessari per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050.

Prima della pubblicazione del Rapporto, il Segretario Generale della ICC John W.H. Denton AO, ha dichiarato che “la coerenza internazionale è la chiave per sbloccare i benefici ambientali ed economici delle politiche basate sul mercato delle emissioni” continuando affermando che è questo il motivo per cui “dal punto di vista dell’economia reale, abbiamo bisogno che la COP26 fornisca risultati tangibili per guidare l’armonizzazione degli strumenti esistenti di carbon pricing, a partire da regole solide per consentire lo scambio di emissioni e compensazioni transfrontaliere ai sensi dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi
Il rapporto è stato sviluppato attingendo alle intuizioni di circa 200 aziende con operazioni internazionali, nonché al contributo della rete globale di ICC in oltre 130 paesi. Evidente, come ha affermato Un Theeuwes, Co-presidente della Task Force, che le discussioni nella preparazione del Rapporto mostrano “una schiacciante volontà e interesse delle imprese a impegnarsi e contribuire sui meccanismi di carbon pricing, in modo da accelerare la transizione energetica e rendere più tangibili le azioni verso il raggiungimento dell’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050“.

ICC, in quanto Istituzione rappresentativa di più di 45 milioni di imprese in più di 100 paesi, ha preso parte attiva alle discussioni del Vertice di Glasgow, invocando soluzioni che accelerino gli investimenti del settore privato necessari per raggiungere il net zero entro il 2050 e ridurre significativamente il costo totale dell’azione per il clima, in particolare per le economie in via di sviluppo.
ICC è in prima linea nell’impegno del mondo imprenditoriale in termini di responsabilità e leadership ambientale: con l’organizzazione del “Make Climate Action Everyone’s Business Forum”, in contemporanea alle discussioni di Glasgow, ha riunito più di 10.000 partecipanti del settore pubblico e privato provenienti da oltre 120 paesi per allineare le loro ambizioni e azioni rispetto al clima per il prossimo decennio.

 

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